- Ormoni cancerogeni, antidepressivi che inducono al suicidio, antinfiammatori che provocano infarti. Troppi farmaci sono sotto accusa, figli di una politica perversa: venderli alle persone sane. - L'ultimo, in ordine di tempo, si chiama Cylert. La Abbott Laboratories ha dichiarato di aver cessato la produzione di questo farmaco, stimolante del sistema nervoso centrale, perché risultato tossico per il fegato. Era stato introdotto in America nel 1975 per curare la nota e contestata malattia pediatrica Adhd, ovvero la sindrome da iperattività e deficit di attenzione. Altro allarme. La casa Eli Lilly, su richiesta della Food and Drug Administration, l'organismo di controllo sanitario americano, ha dovuto inserire nella scheda tecnica di Strattera (molecola base, l'atomoxetina) un warning, ossia un avviso di pericolo: riguarda il potenziale rischio che bambini e adolescenti trattati con lo psicofarmaco siano indotti a fantasie di suicidio.
Fatti di questo genere, così come il ritiro di medicinali che nel tempo mostrano di causare troppi effetti collaterali indesiderati, non sono certo rari. Perché?
Questione di marketing, secondo una teoria avanzata in un libro che mette i brividi. È un gioco da ragazzi. Basta far nascere la paura e, subito dopo, mostrare a tutti il sicuro rimedio, la soluzione del problema. La madre di tutte le nostre angosce, si sa, è la malattia. E la cura di tutti i mali, il farmaco. Chiudendo un occhio sulla non trascurabile verità che pharmakon, in greco antico, significa veleno. Un veleno necessario però, in tanti casi salvavita. Ma sicuramente anche un buon sinonimo di denaro, business, potere economico smisurato, dietro il quale si celano molti, troppi interessi, non proprio cristallini. Le multinazionali farmaceutiche sanno come fare per vendere i loro prodotti; esagerano la portata di certe patologie e arrivano persino a crearne di nuove. Se poi hanno sui loro libri paga rispettabili medici che, in certi casi, ricoprono addirittura cariche negli istituti pubblici di sanità, la strada è davvero tutta in discesa.
Henry Gadsen, direttore della compagnia farmaceutica Merck, fece una dichiarazione alla rivista Fortune, sulla quale vale la pena di riflettere. «Il nostro sogno», sentenziò, «è quello di produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque». Un sogno che, a quanto pare, si è avverato. A svelarci i meccanismi di chi sa usare le politiche di marketing e le debolezze della psicologia di massa, procedendo con la grazia di un carroarmato e mettendo in campo una documentata serie di esempi, sono Ray Moynihan, giornalista che firma articoli su riviste ben note al mondo scientifico (The Lancet, British Medical Journal, Australian Financial Review), e Alan Cassels, ricercatore canadese che si occupa da tempo di politiche farmaceutiche. Insieme hanno dato vita al saggio Farmaci che ammalano. E case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti (Nuovi Mondi Media) ovvero come imparare a diffidare di tutto ciò che fa commercio della salute.
È bene chiarire che gli autori non intendono demonizzare le medicine in quanto tali. E lo dichiarano esplicitamente. Però, osservano che «giustamente ricompensati per salvare vite e ridurre le sofferenze», i giganti della farmaceutica mondiale non si accontentano più di vendere i loro prodotti solo ai malati. «Perché», assicurano, «come Wall Street sa molto bene, si può fare un sacco di soldi dicendo alla gente sana che è malata». In che modo si ottiene un effetto del genere? Moynihan e Cassels, dopo un lungo e attento viaggio nei meccanismi del mercato della salute, insistendo quasi con pedanteria su particolari che ai non addetti ai lavori potrebbero sembrare poco illuminanti, non hanno ormai più dubbi: problemi lievi vengono dipinti come patologie gravi. Si crea il bisogno e, subito, si sforna il nuovo rimedio. Alcuni esempi? «La timidezza diventa sintomo di Fobia Sociale», sostengono, «e la tensione premestruale una malattia mentale chiamata Sindrome Pre-mestruale. Le più comuni difficoltà sessuali vengono viste come disfunzioni sessuali, il naturale cambiamento dell'organismo è una malattia a deficienza ormonale chiamata menopausa, mentre gli impiegati distratti sono affetti da una forma adulta di Disturbo da Deficit di Attenzione. Il semplice fatto di essere «a rischio» di una patologia è diventato esso stesso una «malattia», per cui donne di mezza età sane oggi soffrono di un male latente chiamato osteoporosi e uomini di mezza età in piena forma hanno un disturbo chiamato colesterolo alto».
La paura dell'ipercolesterolemia genera introiti di oltre 25 miliardi di dollari all'anno. «In Paesi meno ricchi», osservano gli autori, «compresi alcuni stati dell'Europa dell'Est, i costi crescenti di questa categoria di farmaci da soli rischiano di mandare in fallimento interi sistemi sanitari».
Come si è giunti a tanto? Quante sono le persone che veramente hanno bisogno di questi prodotti, le ben note statine? Secondo il professor Shah Ebrahim, ricercatore inglese, «sono un rimedio valido nei casi di persone che abbiano già avuto disturbi cardiaci, mentre per la maggioranza di quelle sane esistono modi molto più economici, sicuri ed efficaci di mantenersi in salute». Come migliorare la propria dieta, fare più movimento e smettere di fumare.
Eppure, si riescono a vendere farmaci a tonnellate, anche a chi non ne ha necessità. «Come per molte altre malattie», spiegano Moynihan e Cassels, «la definizione di «colesterolo alto» viene periodicamente rivista, e come per altre malattie, tale definizione è stata ampliata in modo da classificare come malate un numero sempre maggiore di persone sane».
Alcuni anni fa, negli Usa, una commissione di esperti ha riformulato le definizioni e ha abbassato i livelli di colesterolo ritenuti necessari per autorizzare una cura medica. Nel 2001, un altro gruppo di specialisti ha riformulato le direttive, facendo salire il numero degli americani bisognosi di cure da 13 milioni a 36 milioni. Cinque dei quattordici membri del comitato, compreso il presidente, avevano legami finanziari con i produttori di statine. Nel 2004, un ulteriore gruppo di esperti ha aggiornato le direttive, portando a 40 milioni il numero degli americani che, a loro dire, avrebbero avuto bisogno di questi farmaci. «Otto dei nove esperti che hanno redatto le ultime direttive sul colesterolo lavorano anche come relatori, consulenti o ricercatori per le maggiori case farmaceutiche al mondo», assicurano i due censori che, tuttavia, mettono le mani avanti: «L'esistenza di questi legami, in sé e per sé, non implica che gli esperti in questione diano orientamenti per fare gli interessi delle società farmaceutiche che li pagano».
Nessuno può negare, però, che vi sia un intimo rapporto tra le due parti. Una ricerca, per esempio, ha rilevato che i medici esposti ai rappresentanti delle case farmaceutiche sono più portati a favorire i farmaci alla terapia senza medicinali e a prescrivere prodotti costosi anche quando ne sono disponibili altri ugualmente efficaci, ma meno cari. Di più. «Quasi il 90 per cento di coloro che redigono direttive per i colleghi», sottolineano Moynihan e Cassels, «ha conflitti d'interesse a causa di legami con l'industria farmaceutica». Che, inoltre, finanzia buona parte di quegli studi che ricevono fondi da privati.
In alcuni settori poi, come quello dei nuovi antidepressivi, quasi tutti i test clinici sono stati finanziati dai produttori anziché da fonti pubbliche o non profit. Ogni anno, inoltre, i risultati delle ricerche vengono discussi e divulgati in più di 300 mila riunioni e convegni scientifici, sponsorizzati dalle case farmaceutiche e promossi dalle associazioni mediche. Al vertice di questa gerarchia ci sono gli «opinion leaders chiave», i medici esperti che redigono le direttive e istruiscono i colleghi. Comparendo, al tempo stesso, nella contabilità dei colossi farmaceutici.
«Uno di questi esperti», riferiscono gli autori, «è il dottor Bryan Brewer, alto funzionario dei National Institutes of Health (Nih)», ovvero gli istituti nazionali per la salute statunitensi. Da udienze pubbliche, tenute al Congresso degli Stati Uniti, risulta che il dottor Brewer, che aveva descritto un controverso farmaco in termini assolutamente positivi, come sicuro ed efficace, aveva ricevuto 200 mila dollari da società private, tra le quali la casa produttrice di quel farmaco, mentre ricopriva il ruolo di capo settore presso i Nih. E non mancano altri esempi come questo.
Si fanno scendere in campo, ben pagati, anche divi del cinema e dello sport per indurre nella gente la paura di malattie che vengono recepite, così, in misura abnorme. Henry Winkler, il «Fonzie» di Happy Days, per esempio, non dice in tivù «dovete prendere i farmaci anticolesterolo», ma ne induce il bisogno, consigliando di farsi misurare spesso il livello di colesterolo.
I meccanismi, dunque, sono semplici e rispondono alle leggi di mercato. Così si fa diventare una malattia anche la menopausa, si evita d'indagare sul disagio psicologico di bambini che non riescono a fermare la propria attenzione sullo studio, si danno antidepressivi a una donna irritata e nervosa perché in attesa delle mestruazioni. Un giorno, un medico osservò: «Se le mestruazioni le avessero gli uomini, non si lavorerebbe per quattro giorni «critici» al mese». Ma che guaio sarebbe per il business della salute.
Categorie a rischio
Antibiotici: L'uso eccessivo crea ceppi di batteri resistenti. Uno studio controverso li ha legati ad alcune forme di tumore al seno.
Antivilrali: Il celebre Tamiflu non sembra così efficace contro l'influenza aviaria. Accuse di speculazioni nel momento delle emergenze.
Antinfiammatori: Il caso del Vioxx è considerato un esempio di scarsa correttezza: gli effetti collaterali sono stati volutamente sottostimati dalla casa produttrice che pure aveva ordinato uno studio approfondito. Ricerche indipendenti hanno poi dimostrato che l'assunzione del farmaco accresce il rischio di un attacco cardiaco di 4,25 volte. Finora, solo negli Stati Uniti, sono state intentate 7.000 cause contro la casa farmaceutica, che ha prodotto il medicinale.
Antidepressivi: La nuova generazione di farmaci, basati sulla ricaptazione della serotonina, è nell'occhio del ciclone dopo una serie di suicidi di adolescenti. In Europa è stata proibita la somministrazione ai minori.
Ritalin: Farmaco simile alle anfetamine, è stato a lungo usato, soprattutto negli Stati Uniti, per la sindrome da iperattività e deficit di attenzione nei bambini. Viene accusato di essere la causa di numerosi suicidi. La sua reintroduzione è ancora sotto esame e suscita una forte opposizione da parte di associazioni di familiari di bambini ammalati.
Terapia ormonale: Sembrava la grande frontiera della medicina negli anni Novanta. Ma gli effetti positivi contro i disturbi legati alla menopausa sono stati di gran lunga superati dagli effetti collaterali, tra i quali anche tumori al seno. Ora si punta a cure più mirate e limitate nel tempo.
Daniela Daniele
Fonte: «Specchio» n. 504/06